Ci sono delle diversità nell’erogazione di presidi e strumenti per la cura del diabete a volte incomprensibili, a volte addirittura discriminanti. Venti sanità diverse con una omologazione che è difficile da raggiungere proprio a causa di quel titolo quinto della costituzione che nemmeno Renzi era riuscito a cambiare, forse perché aveva agganciato il quesito alla modifica del senato e a tanti altri argomenti per i quali prevalse un concreto no.
Tra le diversità di trattamento del paziente, emerge il Friuli Venezia Giulia che figura come unica regione italiana dove è preclusa la possibilità di prescrivere il sensore FGM ai diabetici di tipo due insulino-trattati. La delibera regionale ha visto inserire solo i diabetici tipo uno rispondenti a determinati parametri. Unica regione a non avere nemmeno un servizio di diabetologia pediatrica è invece la Basilicata.
I centri dedicati ai bambini, per lo più inseriti nel servizi di pediatria di tutta Italia, in Basilicata non esistono proprio ne nessuno mai ha chiesto a gran voce di istituirli. Pertanto, l’unico centro che si dedica anche ai bambini, è comunque una unità complessa di diabetologia dedicata all’adulto e si trova a Potenza. La logica conseguenza è che la maggior parte delle famiglie con bambini affetti da diabete emigra a Napoli o a Roma e comunque in altri centri d’Italia.
Tra le curiosità, emerge che nel periodo della pandemia, il 40% dei cittadini con diabete ha segnalato la sospensione delle visite specialistiche anche per un anno, il 53% non è inserito in un PDTA specifico, mentre l’86% paga di tasca propria sensori e dispositivi di ultima generazione per il monitoraggio della patologia o per eseguire visite ed esami. Ci sono forti differenze tra Nord e Sud, ci si ammala di più se si appartiene a fasce di popolazione più disagiate, meno se si risiede in una regione del Nord, come Trentino Alto Adige e Veneto che registrano il numero minore di persone con diabete.
La mortalità è più elevata al Sud. Difficoltà ad ottenere terapie e/o dispositivi utili per la gestione della patologia vengono segnalate un po ovunque. In generale, in tutto il territorio nazionale, quasi tutti segnalano limiti nella prescrizione di strisce reattive, con marcate differenze tra Regione e Regione per quanto riguarda il tetto previsto per le differenti tipologie di pazienti: i pazienti con diabete di tipo 2 in terapia insulinica basale segnalano limiti mensili di 25 strisce nelle Marche, in Friuli-Venezia Giulia, Sicilia, Veneto, Trentino-Alto Adige.
Per i diabetici di tipo uno le strisce garantite in Sicilia sono 25 per poi lasciare al medico la possibilità di incrementare, e questo avviene in quasi tutti i casi, laddove si dimostra soprattutto l’utilizzo del materiale messo a disposizione alle 250 di Abruzzo, Molise e Toscana, dove si arriva a garantirne 300 per i pazienti al di sotto dei 18 anni. Cresce invece, soprattutto con l’utilizzo dei sensori, lo scarico di software specifici per la gestione del diabete.
Insulina e farmaci orali si confermano le terapie più diffuse tra i diabetici (rispettivamente tipo uno e tipo due). In quasi tutto il territorio nazionale i pazienti lamentano difficoltà legate al rinnovo dei piani terapeutici visti piuttosto come strumento burocratico piuttosto che come formula indispensabile per l’erogazione delle cure e degli strumenti indispensabili per la gestione della propria malattia.
Anello debole della catena la prescrizione dei farmaci innovativi che subiscono forti rallentamenti all’insegna di pseudo autorizzazione anche a livello regionale, nonostante abbiano già ricevuto l’ok da parte dell’AIFA.
(red.sar)